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(03/1982) ERGOTECNICO… É BELLO!!!

di Sergio Vianello

pubblicato su “Il Giornale dell’Ingegnere” del 1 Marzo 1982

É opinione generale visualizzare l’Ingegnere Edile nella figura dello strutturista (in volgare “calcolatore di cemento armato”), riservando all’Architetto, i compiti formali e funzionali, nella progettazione di un edificio.

Quello che è più grave, che anche gli addetti ai lavori spesso tendono ad avere questa opinione e, il povero neo-laureato, “Ingegnere Ergotecnico”, si trova, ogni qualvolta abbia dei contatti di lavoro, a dover spiegare (se ci riesce) quali sono i suoi compiti, rischiando di fare la figura di non essere nè carne nè pesce.

Un docente degli ultimi anni di “Poli”, un giorno, sintetizzò, usando un paradosso, la figura dell’ergotecnico, dicendo che spesso, in fase di progetto, compaiono due diverse opinioni: quella dello strutturista, che vorrebbe una pianta quadrata con pilastri di m. 2×2, con massimo interasse di m.1,30; quella dell’architetto che vorrebbe una pianta poligonale con un unico Pilastro centrale, di cm 10 x 10. In questi casi è essenziale la figura dell’ergotecnico, che avendo buona conoscenza di tutto il processo, adesso riesce a mettere d’accordo anche l’impiantista che vorrebbe una selva di canalizzazioni passanti nelle travi e in mezzo al soggiorno. A parte gli scherzi, intendo soffermarmi su un attimo sul ruolo dell’ergotecnico nell’edilizia moderna, che ritengo importante, dove si intenda applicare dei mezzi e dei metodi di produzione ed organizzazioni industriali nelle attività edili.

L’industrializzazione edilizia tende a realizzare un maggior coordinamento di tutte le fasi del processo edilizio, della programmazione della progettazione, per arrivare sino alla costruzione dalla gestione, riducendo sensibilmente quelle sottoutilizzazioni dei fattori di produzione, tipiche dell’edilizia convenzionale, determinando le condizioni di base per ulteriori innovazioni tecnologiche punto È proprio di queste sottoutilizzazioni che le ergotecnico si deve preoccupare, soprattutto quando si opera in costruzioni a carattere non ripetitivo, cioè dove maggiormente si tende a sottovalutare il problema.

La poca attenzione che si dedica il pieno impiego dei fattori di produzione, risulta evidente ad alcuni esempi:

  • È innegabile come l’improvvisazione, sostituita ad una progettazione unitaria, provochi, uno spreco di canalizzazioni e la creazione di fori e tracce e muri già intonacati e nei sottofondi di pavimenti, costringendo l’idraulico e l’elettricista, ad intervenire quando il muratore ha quasi terminato;
  • la scelta dei materiali spesso non è confortata da oculato senso progettuale, basti pensare lo scarso uso che si fa di componenti edilizi tecnologicamente evoluti, come ad esempio: gli infissi monoblocco o le pareti attrezzate;
  • anche in materia di coibenza igrotermica, nonostante l’attualità del problema, si possono riscontrare lacune, ad esempio, in molti casi, non si è evitato di localizzare bagni e cucina tra (ambienti con elevata U.R.) in posizione angolari, che, come è noto, può provocare importanti condensazione superficiali nel triedrio a causa della diversa emissione delle superfici interne ed esterne, complicando la situazione gestionale degli immobili.

Il costo crescente del prodotto edilizio, che aumenta ad un ritmo superiore rispetto al tasso medio di aumento del costo della vita, ma che soprattutto cresce un valore assoluto rispetto all’incremento del reddito medio e pro capite virgola non consente al settore edilizio virgola passi falsi punto dove la prefabbricazione non è possibile virgola occorre anche nell’edilizia convenzionale virgola dedicare maggior attenzione alla coordinazione degli elementi virgola combattendo virgola l’improvvisazione e soprattutto le reticenze degli etti lavori a mutare alcune cose punto.

L’ergotecnico non è certo il toccasana per il settore, ma può risultare molto utile quando si voglia affrontare queste problematiche in termini reali e concreti.